Recensione RevoNext QT2

Mi voglio subito sbilanciare per quanto riguarda questi auricolari: sono davvero, davvero di livello. Hanno un prezzo concorrenziale, una resa sonora interessantissima, un design caratteristico (anche se non è il più originale). Ma una recensione non può fermarsi a questo, e il prodotto perfetto ancora non mi è capitato tra le mani. Per cui ora analizzerò ogni punto con più calma e darò il giusto peso anche ai lati negativi – che premetto essere pochi.

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Unboxing e prime impressioni

La scatola di questi auricolari non ha nulla di più e nulla di meno della concorrenza nella sua fascia: immagine del prodotto sul fronte, alcune informazioni sui lati, nessun astuccio per il trasporto. La presentazione, però, è carina, con i gommini e gli auricolari incastonati in una forma di schiuma. I gommini sono di tre misure diverse. Insomma, veramente l’essenziale, ma questo è chiaramente servito ad abbassare il più possibile i costi, come vedremo successivamente.

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La prima impressione, per quanto concerne il design, è che sia stato ispirato dalle celebri Andromeda di Campfire Audio; non è un dramma, lo abbiamo visto fare da molti. Il cavo è buono, simile a quello delle Meze 12 Classics (recensite qui), ma removibile e con l’ultima parte uncinata semirigida; personalmente non amo il materiale né questa scelta per l’archetto, ma il lato positivo è che si potrà sostituire con un altro aftermarket. Attenzione, in tal caso, perché lo standard 2-pin di queste QT2 è da 0.78mm e non da 0.75mm come per le KZ. Se volete un consiglio, vi riporto ciò che è stato a sua volta consigliato a me: prendete un cavo TRN a 8 core, lo si trova su AliExpress a circa 10$ (qui).

Il fit è davvero buono, sono auricolari che vestono bene al mio orecchio e non danno segni di instabilità. Ma ci sono due punti poco convincenti: l’archetto di cui parlavo poco fa, che si appoggia sull’orecchio, è troppo rigido e non riesce ad aderire alla parte posteriore dello stesso, anche a causa della mancanza di un serracavo, lungo – appunto – il cavo stesso. Il secondo punto è che dopo un’ora di ascolto, gli angoli squadrati saranno abbastanza dolorosi per le parti cartilaginee dell’orecchio, per chi ha delle forme auricolari simili alle mie.

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Alcuni dettagli tecnici, per chi fosse interessato:

-       Sono tre i driver di queste QT2, due dinamici e un’armatura bilanciata. Per quelli dinamici, l’aria passa attraverso due aperture sul fronte delle cuffiette, sufficienti per garantire il loro corretto funzionamento.

-       La risposta in frequenza è di 7-40000 Hz, davvero molto interessante per estensione.

-       L’impedenza è di 15 Ohm, sotto la media e ci fa capire come sia un prodotto pensato per essere facilmente pilotato anche da smartphone. Infatti, viene venduta anche una versione con microfono.

-       Altre specifiche nelle immagini.

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Suono

Al solito, ho utilizzato come sorgente il FiiO M7, il Dodocool DA106 e il Mi Mix 2 in accoppiata con il DAC/Amp di Audirect di prima generazione, il Whistle, e il MacBook Pro 2012 con interfaccia audio Focusrite 2i2.

Il punto forte di tutta l’esperienza che ho avuto con questi auricolari, che chiamerei più propriamente “monitor”, è stato proprio il suono. Specifico già che è di riferimento per la fascia – e, più in generale, come equalizzazione. Ci troviamo infatti di fronte a un suono bilanciato in tutte le sue frequenze, che riesce a spingersi molto in basso e molto in alto, adattandosi anche alle richieste più esigenti. È un suono molto aperto, che inizialmente ho fatto fatica ad apprezzare perché particolarmente incisivo. Col passare del tempo ho invece compreso l’intento di fornire sempre una resa fedele, dettagliata, in un certo senso – positivo – “martellante”, adatta proprio all’utilizzo come monitor da studio o da palco. La bassa impedenza garantisce un volume generalmente superiore alla media, a parità di condizioni. Per far comprendere meglio la mia esperienza, potrei stilare una serie di caratteristiche e descrivere molto velocemente come le ho trovate:

-       Sub-bass: c’è, l’estensione in gamma bassa è davvero ottima e permette di avere la certezza di non faticare a riprodurre queste frequenze.

-       Bassi: assolutamente non enfatizzati o sovrastanti, ma presenti e anche piuttosto veloci. Ottimi e coerenti con il bilanciamento generale del suono.

-       Medi: buoni, non arretrati. Le voci in questa gamma sono ben udibili e non c’è sensazione di “impasto”.

-       Alti: taglienti, per il mio gusto quasi fastidiosi ma sempre ben presenti, anche le voci femminili non incontrano difficoltà.

-       Separazione strumentale: più che sufficiente, il dettaglio è sopra alla media per la fascia e anche la definizione delle singole parti non risente di strani amalgami.

-       Sibili: purtroppo questo è l’unico lato negativo di tutta la questione del suono. Soprattutto negli alti, le “s” sono molto pronunciate e fischiano un po’ eccessivamente. Cambiare il cavo di serie con quello consigliato sopra quasi sicuramente può risolvere questo problema (è un cavo notoriamente conosciuto per placare i sibili). In questo caso, l’utilizzo di questi IEM è stato negativo soltanto con l’Audirect Whistle, che – come dice il nome – fischia.

Battute a parte, devo parzialmente rimangiarmi ciò che ho detto nella recensione del FiiO M7 (qui): non è una cattiva sinergia quella tra i due, è proprio la firma sonora dall’estremo dettaglio e incisività di queste cuffie a renderle talvolta “affaticanti”. Diciamo che sono perfette per un’ora di ascolto, dopodiché sia fisicamente che acusticamente potreste avere bisogno di una pausa.

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Confronti

Come già scritto nella recensione delle Meze 12 Classics, ho comparato questi due modelli perché, seppur diversi, secondo me si piazzano più o meno sullo stesso livello di qualità. Su Amazon stanno entrambe intorno ai 60€. Sono prodotti completamente diversi: queste QT2 hanno un suono di riferimento, cristallino, dettagliato, ma a volte faticoso. Le 12 Classics sono invece più sbilanciate verso i bassi, con uno sfondo più scuro ma meno faticose da ascoltare a lungo. Il vostro gusto vi farà decidere.

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Se invece decideste di importare le QT2, il prezzo si aggirerebbe intorno ai 35€. Su Amazon è il prezzo delle 1MORE Piston 1M301. Non c’è storia tra le due: queste RevoNext sono superiori in quanto a suono praticamente in ogni aspetto. Dove invece sono da preferire le 1MORE è in quanto a dotazione – molto completa (come ho scritto nella recensione qui), e in quanto a vestibilità: le Piston sono forse il più comodo paio di auricolari che abbia mai provato. E sono senz’altro meno faticose da ascoltare a lungo.

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Conclusioni

Consiglio l’acquisto di queste RevoNext QT2? Assolutamente sì. Per me, in quanto a suono, valgono ben più del prezzo richiesto. Spero di poter provare anche le QT3 a breve, che aggiungono un’armatura bilanciata alla configurazione di queste QT2, per poter dire con certezza se questo brand è stato fortunato con questo modello oppure ci sa veramente fare. Personalmente le consiglio per l’ascolto di musica e per la produzione musicale (o performance live), perché coprono a tutto tondo qualsiasi tipo di utilizzo. Sono resistenti, il cavo è sostituibile, suonano veramente molto bene, e l’unica vera criticità che posso sottolineare è l’affaticamento fisico che potrebbero causare ad alcuni. Aggiungo, per concludere, che la versatilità di avere una cuffia con cavo sostituibile vi permette di comprarne uno Bluetooth, e così può essere anche risolto il problema della scomparsa del jack audio nella maggior parte degli smartphone attuali.

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Pro

  • Qualità costruttiva

  • Suono

  • Cavo sostituibile

  • Buoni, anche se pochi, i gommini in dotazione

 

Contro

  • Cavo in dotazione (buono, ma ne preferisco altri)

  • Sibili un po’ eccessivi

 

Lascio i link a diversi store online dove acquistare questi IEM:

AliExpress

Amazon Italia

Recensione 1MORE Piston 1M301 In Ear

La gradita presenza di 1MORE all’interno di questo portale farà probabilmente capire ai più la qualità di questo brand e la fiducia che vi ripongo. Questa è la recensione delle Piston in versione “In Ear”, che condividono parecchi punti in comune con la versione “Earbuds”, le EO2320, che potete trovare qua. Ringrazio 1MORE per avermi contattato e avermi fornito questo sample, in cambio di un’onesta e disinteressata opinione. Potete acquistare questi auricolari qui: https://amzn.to/2CrGM14

Visto che ne ho la possibilità, svolgerò gran parte della recensione in relazione a quella delle Piston “piatte”, così da fornire una panoramica più interessante.

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Unboxing e prime impressioni

La sensazione – specifico, piacevole - di déja-vu nell’aprire questa confezione sarà comune ai già possessori di un paio di Piston: la cura dei dettagli e la dotazione di primo livello caratterizzano questa azienda come poche altre. La confezione prevede:

  • Una scatola rigida in cui sono inseriti gli auricolari e i gommini di ricambio (tre paia, oltre a quelli già applicati) – nelle EO320 il contenitore era metallico, a mio parere più elegante e nobile che questo in plastica rigida, che rimane in ogni caso funzionale;

  • Un sacchetto in simil-velluto per il trasporto;

  • Una clip per fissare il cavo agli indumenti;

  • Libretto di istruzioni (utile, leggetelo), sticker, libretto illustrativo di tutta la line-up di 1MORE.

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La dotazione è buona e ottimamente presentata. Positivo il fatto di avere quattro misure di gommini diverse per adattarsi con precisione ai padiglioni di tutti (precisamente XS, S, M e L). Di default sono applicati quelli di misura media, che ho inizialmente sostituito con quelli più piccoli, per poi tornare ai medi rendendomi conto che la vestibilità, più che la resa sonora, erano migliori per le mie orecchie. I materiali, come mi aspettavo, rimangono identici a quelli delle EO320: il cavo rivestito in nylon fino allo split, poi gommato; il guscio metallico di eccezionale fattura. L’unica, ovvia, differenza, è che queste sono intrauricolari. Differenza essenziale, come vedremo poi. Menzione speciale per la tinta di queste cuffie, di un rosso brillante, davvero piacevole, nel cavo che bene si accompagna al grigio metallizzato del corpo.

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Suono

Come sempre, specifico che le mie sorgenti sonore sono: FiiO M7, MacBook Pro 2012 con interfaccia audio Scarlett 2i2, Mi Mix 2 con dongle di serie o DAC/Amp Audirect Whistle.

Se devo pensare a una criticità delle Piston piatte, direi che è la poca incisività del suono. Le EO320, essendo semiaperte, hanno diversi pregi ma anche questo difetto: non si hanno dei bassi “punchy”, né delle percussioni estremamente coinvolgenti. D’altro canto, il palcoscenico giova di quella caratteristica in quanto ad estensione e l’ariosità del suono è molto gradevole. Cito queste caratteristiche in particolare perché è proprio dove queste 1M301 sono più diverse: l’essere In Ear permette ai bassi di avere una risposta più veloce e un isolamento dai rumori esterni di ottimo livello, oltre all’incisività che mancava alle sorelle. Di contro, il palcoscenico non è particolarmente esteso. La separazione degli strumenti è decente e la risposta in frequenza onesta. Ma devo fare un appunto: i bassi, soprattutto quelli di mezzo, sono un po’ troppo enfatizzati per i miei gusti, donando quell’effetto “pompato” che alle volte è esagerato e disturba, perché rimbomba e fa in qualche modo retrocedere le frequenze più alte in quanto a chiarezza. Lo si può sentire chiaramente con l’ascolto di colonne sonore – se volete seguire la mia esperienza, provate ascoltando la OST di Inception di Hans Zimmer – oppure con della musica classica – anche qui, vi consiglio le sonate per piano di Mozart KV 279 e successive: sono chiaramente generi un po’ disturbati da questa enfasi nei bassi, che prevalgono e rimbombano in modo un po’ eccessivo. A questo aggiungete il palcoscenico un po’ chiuso, e vi ritroverete a storcere un po’ il naso.

Consiglio invece l’ascolto di generi moderni che sanno sfruttare il potenziale di questi bassi veloci e che hanno un mastering in grado di far fronte ai rimbombi della situazione: provate con gli Alt-J o gli Oh Wonder, e l’esperienza sarà molto più gradevole. Anche se siete ascoltatori di rock progressivo possono soddisfarvi questi auricolari, le alte frequenze sono nitide e quando non c’è quella tendenza ad esagerare sui bassi – di solito sono più discreti in questi generi, oppure più bassi ancora! – l’esperienza di ascolto è molto gradevole.

Utilizzarle, infine, per film o serie tv, può darvi soddisfazioni relative: la scena che viene a crearsi, come ho già detto, è limitata, per cui il suono sarà probabilmente convogliato verso una direzione (stiamo pur parlando di un driver a pistone, che nasce in un certo senso per questo motivo). Però in un film d’azione, per esempio, potrebbero fare molto comodo questi bassi, questi rimbombi, questa incisività.

Per riassumere, il suono non è reference, ma V-shaped e nemmeno poco, con un’enfasi anche eccessiva sulle frequenze basse. Il sub-bass è veramente limitato, si sente appena nei pezzi in cui è particolarmente pronunciato. Gli alti sono abbastanza estesi, i medi leggermente arretrati, ma le voci non risentono in modo negativo di questo e sono sempre abbastanza pulite e percepibili. L’unica cosa che mi sento di criticare è questa “invasione” del basso nei confronti delle altre frequenze, che impedisce agli strumenti di avere una chiara separazione e impasta un po’ la scena. Di positivo c’è l’impatto di questo basso e la sua velocità – nonostante il riverbero eccessivo -, come anche la resa delle percussioni, merito anche della struttura In Ear degli auricolari.

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Ritengo importante sottolineare che il cavo, quando sfregato dalla metà in su, produce dei disturbi facilmente udibili anche in cuffia. Pur avendo lo stesso identico cavo delle Piston già recensite, probabilmente il fatto che queste siano intrauricolari rende percepibili dettagli anche meno intensi, perché non avevo notato questo problema con l’altro modello. Problema relativo, in ogni caso, e comune a moltissimi auricolari. Penso, ma non ne sono sicuro, che sia per via del cavo che non ha alcuna certificazione OF (senza ossigeno, quindi cavi sottovuoto, in parole povere), e per il prezzo la cosa è senza dubbio comprensibile. Il connettore è però placcato in oro, menzione particolare.

 

Vestibilità

Importantissimo punto a favore di queste cuffiette è come calzano perfettamente all’orecchio. Almeno, al mio orecchio. Bisogna trovare il giusto paio di gommini, e poi le potrete indossare all’infinito dimenticandovi di averle addosso. Un punto che vale doppio, se pensiamo che le Hybrid Dual di Xiaomi, sempre studiate da 1MORE, erano pessime da quel punto di vista, perché – sebbene fossero ben salde – affaticavano dopo un periodo brevissimo di utilizzo. E questo miglioramento mi fa ben sperare anche per quanto riguarda le Dual Driver e le Triple Driver, che – almeno per quanto riguarda l’aspetto – paiono condividere lo stesso guscio di queste Piston. Inutile dire che non vedo l’ora di testare anche i due modelli sopra citati, di fascia superiore.

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Confronti

I confronti più sensati da fare sono con le 1MORE Piston EO320 e con le Xiaomi Hybrid Dual (recensite qui).

Le prime: molto diverse, ma nel contempo chiaramente sorelle di queste In Ear. Generalmente ho preferito le EO320 per ampiezza del palcoscenico e generale bilanciamento delle frequenze. Se cercate più incisività e isolamento acustico, andate su queste 1M301. Per quanto riguarda la qualità, sono assolutamente alla pari. Cambiano solo questi aspetti del suono.

Le seconde: si può dire che le Hybrid Dual di Xiaomi siano una versione embrionale di queste Piston. Per comodità e resa ad alti volumi, le 1M301 sembrano una evoluzione delle Hybrid, che per la loro fascia sono ottime – anzi, erano, visto che è uscita la versione successiva – ma hanno dei chiari limiti, superati ottimamente da queste Piston. Il cavo, anche qui, è identico, ma le Xiaomi non hanno i comandi compatibili con iOs, che sono invece disponibili con le Piston.

Altro confronto sensato, con le RevoNext QT2: queste ultime sono superiori in quanto a qualità audio ed equalizzazione di riferimento. Perdono invece in quanto a vestibilità, dotazione e affaticamento (fisico e acustico). Ne ho scritto più approfonditamente nella recensione dedicata, che trovate qui.

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Conclusioni

Voglio dare i giusti meriti a questi auricolari. Primo: il design è stupendo, e non a caso ha vinto il premio “iF” del 2016. Secondo: sono state equalizzate da Luca Bignardi, come tutte le altre 1MORE (qui un approfondimento ufficiale), ma in tal caso mi sento di dire che poteva essere fatto qualcosa in più in termini di resa. Non manca l’hardware, ma il suono non è perfetto di default. Con un po’ di magheggi ed equalizzazione possono migliorare, e il mio consiglio è di abbassare leggermente i bassi per godere di una scena meno impastata. In ogni caso, non vedo perché dovrei sconsigliare di acquistarle: sono pensate per tutti, non per gli audiofili, e sono molto versatili. I comandi a filo sono universali per quanto riguarda gli smartphone (play/pausa, volume, traccia avanti e indietro, assistente vocale), il cavo è di buona fattura, c’è un astuccio per il trasporto, i materiali sono premium e i gommini sono quantitativamente e qualitativamente sopra la media. In più il prezzo è concorrenziale. A voi la scelta.

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Lascio nuovamente il link all’acquisto qui sotto.

Recensione Dodocool DA108 Sport In-Ear

Quando ho comprato questo paio di auricolari, ho scelto di fidarmi del marchio Hi-Res, certificazione (per alcuni prestigiosa) rilasciata dalla Japan Audio Society. Come molti sanno, questa certificazione lascia il tempo che trova, in quanto si tratta quasi sempre di un riconoscimento pagato, che nulla aggiunge al prodotto in sé – anzi, di contro ne fa alzare il prezzo. Ma, per esperienza personale, questo marchio rifletteva effettivamente un certo standard qualitativo nei prodotti provati che lo avevano apposto. Parlo ovviamente in termini prettamente audiofili. Questi auricolari non sono stati da meno.

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Unboxing e prime impressioni

Sebbene il pacchetto con cui vengono spedite queste cuffie abbia un’aria tutt’altro che di alto livello, in realtà la dotazione non è male. C’è un ottimo contenitore (con trama in simil-carbonio con un adesivo Hi-Res e il logo dell’azienda cucito su un’etichetta) al cui interno vi sono cuffie, gommini di ricambio e libretto informativo. I gommini sono solo tre, ma sono di buona qualità. Potreste trovarvi ad usarne di diverse misure per le dure orecchie, ma sono tendenzialmente comodi e di buona qualità. Nel libretto ci sono le specifiche tecniche, e poco più; ci sono, anche in italiano, le istruzioni per utilizzare l’unico pulsante a filo. Specifiche che sono interessanti: la risposta in frequenza copre un campo decisamente importante, dai 10 ai 45000 Hz. Il driver, di tipo dinamico, è uno solo, ed è in polietilene tereftalato (come quello delle Meze 12 Classics, recensite qui) da 6 micron. Io ipotizzo che il mylar sia usato più che altro per isolare i magneti, che dovrebbero essere in titanio. L’impedenza media è di 16 Ohm.

Prendendo in mano gli auricolari, ci si accorge subito che sono studiati per lo sport: il cavo è piatto e gommato e sul corpo delle cuffiette ci sono due uncini removibili per ancorarle all’interno dell’orecchio. Stanno molto bene addosso. Il cavo piatto, per quanto io apprezzi maggiormente altre soluzioni, ha il grande pregio di non attorcigliarsi. Le cuffiette sono in metallo, ma tutti gli inserti sono plastici. La costruzione è buona e il colore nero opaco è discreto, e ben si sposa con i gommini, che hanno accenti rossi.

 

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Suono

Come sempre, per parlare del suono, specifico le sorgenti con cui ho alimentato questi auricolari, e la relativa esperienza:

-       Dodocool DA106, player super economico (recensito qui) dalle ottime capacità sonore. Sono chiaramente studiati l’uno per l’altro: la sinergia è incredibile se pensiamo che si parla di una spesa inferiore ai 100€ comprandoli entrambi. Il suono è cristallino, incredibilmente esteso nelle frequenze, i disturbi sono pressoché inudibili e il carico, anche ad alti volumi, è ben gestito. Ho avuto subito l’impressione di una cuffia che – al contrario di quanto si possa pensare – produce un suono più bilanciato che divertente. La riproduzione è davvero fedele al suono che ci si aspetterebbe, non si ha l’impressione di sentire enfasi nei bassi o un colore eccessivo negli alti, né di avere dei medi attenuati.

-       FiiO M7, ottimo lettore (recensito qui) con cui testo ormai tutto il materiale che mi arriva. Paradossalmente sono stato meno stupito con questa accoppiata che con quella precedente, per il semplice fatto che avevo aspettative più alte da un lettore di fascia superiore. Non sto assolutamente dicendo che suona male, anzi; suona decisamente bene e probabilmente meglio del precedente. Qui l’amplificazione è di livello, la pressione sonora superiore, e anche il disturbo elettrico (una complicata questione di jitter che approfondirò più avanti) è a livelli ancora inferiori; merito del player, ma si parla di accoppiata, e quindi vincono entrambi. La separazione strumentale è ottima, il palcoscenico abbastanza buono e l’estensione di frequenze stupisce sempre. Penso sia stato il fattore che più mi ha stupito, la chiarezza con cui ogni range di frequenze viene coperto, dall’unico driver, in maniera tanto bilanciata e decisa. Non sono delle cuffie timide; al contrario, si presentano in modo davvero modesto, eppure suonano in modo davvero credibile.

-       MacBook Pro 2012, dalla sua uscita jack e connesso all’interfaccia audio Focusrite 2i2. Spesso succede che, pilotando cuffie direttamente dal Mac (senza quindi passare per una scheda audio) i disturbi elettrici del computer influiscano negativamente sulla resa sonora. Con queste non accade, e ipotizzo sia per il cavo gommato, che isola bene e non disperde. Oltre al fatto che è un cavo OFC, senza ossigeno, apposta per evitare interferenze. L’esperienza con l’interfaccia audio è ottima, e riesce davvero a tirare fuori il meglio da questi auricolari. Ma una cosa mi ha stupito in modo particolare dall’uscita integrata del Mac: ascoltando un pezzo ho sentito delle frequenze sub-bass che nessuna cuffia che ho testato mi aveva fatto percepire. Ripeto, e non sarà l’ultima volta, che la risposta in frequenza di queste cuffie copre un range pazzesco. Ero scettico, leggendo le specifiche tecniche, a leggere di un’estensione 10-45k, ma dopo aver testato e ascoltato con attenzione posso affermare di potermi fidare di quanto dichiarato. Ci sono tante cuffie che enfatizzano le frequenze basse di mezzo (mid-bass è di più immediata comprensione) per dare l’impressione di qualità, e molti ingenuamente cadono nel tranello. Qui la situazione è diversa: nulla è colorato, i bassi sono presenti ma non enfatizzati, medi e alti sono chiari e dal buon dettaglio. E c’è quel sub-bass, che sta proprio al limite dell’udibile, che quasi si percepisce in pancia. Veramente incredibile.

-       Xiaomi Mi MIX 2, anche con Audirect Whistle (un DAC mobile interessante). Poco da dire: la musica dal telefono la ascolto poco, ma è sempre una soddisfazione con questo hardware; l’immagine che si viene a creare è credibile, qui come anche con le altre sorgenti. Visto che il suono non differisce molto da quanto detto prima, parlo invece del microfono, che è una caratteristica interessante perché permette di utilizzare le cuffie in più frangenti. Il microfono è buono, ma non eccellente: le voci sembrano un po’ lontane e leggermente metalliche, ma per un utilizzo standard e casuale va più che bene.

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Confronti

Nonostante per me sia difficile ammetterlo, queste Dodocool suonano meglio delle Hybrid Dual di Xiaomi. Il prezzo differisce un po’, bisogna ammetterlo, ma la spesa per le Dodocool per me è più giustificata di quella per le Hybrid (il vecchio modello! Quello nuovo non l’ho ancora provato). La costruzione delle Xiaomi, per mio gusto, ha una marcia in più (per il filo in nylon e i comandi più completi sul cavo), e le darei alla pari anche come suono, se non fosse per due fattori: gli alti volumi, in cui le Hybrid hanno fastidiose distorsioni; l’estensione delle frequenze, che è utile e si fa sentire con determinati generi e brani.

 

Altri auricolari con cui trovo abbia un senso fare una comparazione sono i Piston In-Ear di 1MORE. La fascia di prezzo è più o meno la stessa (25-30€). Per qualità costruttiva devo darla vinta alle 1MORE perché sono eccezionali, sia nei materiali che nell’assemblaggio. Il suono è più incisivo, ma sbilanciato nei bassi e decisamente più v-shaped nelle Piston. Non è difficile scegliere tra le due, a seconda dei vostri bisogni: le Dodocool sono più “reference” (sempre, lo ricordo, rapportato al prezzo), mentre le 1More sono più divertenti e dinamiche. La dotazione è migliore nelle 1MORE: più gommini, una clip griffata, due custodie (e un adesivo) fanno pendere l’ago della bilancia dalla loro parte.

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Conclusioni

Consiglio l’acquisto di queste DA108 Sport In-Ear di Dodocool? Assolutamente sì. Se avete intenzione di comprare il loro DAP, prima andate a leggere la mia recensione così capite se state facendo la scelta giusta, ed eventualmente aggiungeteci anche queste cuffie in accoppiata. Per il prezzo sono davvero di altissimo livello, e nonostante il nome faccia intendere che sono studiate per lo sport, io le reputo adatte anche a sessioni di ascolto “statiche”, perché non hanno veri compromessi. Sono uno dei migliori prodotti che io abbia provato in quanto a rapporto qualità-prezzo.

 

Pro

  • Astuccio per il trasporto in confezione

  • Qualità del suono

  • Cavo piatto anti-ingarbugliamento

  • Buoni gommini

  • Ottima risposta in frequenza

  • Vestibilità

Contro

  • Pochi gommini

  • Materiali per lo più plastici

 

Lascio i link per l’acquisto su Amazon qui sotto.

Recensione Meze 12 Classics

Tra le aziende europee più gettonate in ambito audiofilo, negli ultimi anni, si è fatta spazio Meze. L’omonimo fondatore, Antonio Meze, è al lavoro dal 2009 per portare avanti – prima ancora che vari modelli di cuffie – un’idea: quella di fornire prodotti di grande qualità, che allo stesso tempo siano oggetti ai quali affezionarsi. “Come la sua Stratocaster”, semicit.

Chi conosce un po’ la scena (ma ormai la loro fama ha raggiunto anche il grande pubblico) conoscerà le 99 Classics, un paio di cuffie sovrauricolari in legno di noce, che negli ultimi anni ha vinto pressoché ogni premio possibile.

Oggi non porto la recensione delle 99, bensì di un paio di intrauricolari che con queste condividono il cognome, Classics. Questo appellativo si riferisce al materiale del guscio, anche qui in legno di noce.

 

Ringrazio Doina, marketing manager di Meze Audio, per avermi fornito questo campione in cambio di un’onesta e disinteressata opinione. Non siamo infatti affiliati, né ho avuto alcuna pressione nel giudizio di questo prodotto.

Potete trovare la mia recensione anche in lingua inglese (qui).

 

Le specifiche tecniche delle 12 Classics, riadattate dal sito ufficiale mezeaudio.com:

  • Risposta in frequenza: 16Hz - 24KHz

  • Impedenza: 16Ohm

  • Sensibilità: 101dB (+/- 3db)

  • Distorsione armonica totale: < 0.5%

  • Attenuazione del disturbo: up to 26dB

  • Driver rivestito in titanio da 8mm, di mylar (polietilene tereftalato)

  • Bobina di filo in alluminio placcata in rame

  • Attacco jack da 3.5mm placcato in oro

  • Cavo 7N (purezza dell’argento) OFC (senza ossigeno), lunghezza: 1.2m

 

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Unboxing e prime impressioni

Già dalla scatola si può notare la mentalità navigata di Antonio Meze in qualità di designer: la confezione è veramente curata nel dettaglio, ma mantiene il chiaro aspetto funzionale di poter essere facilmente esposta nei negozi. Ogni facciata della confezione ci fornisce utili informazioni sul prodotto, senza essere troppo ridondante. Le foto allegate sapranno fornire un’idea più chiara di quello che sto dicendo. Informazione molto utile, indice di trasparenza da parte dell’azienda, è il grafico della risposta in frequenza – che si mostra nonostante le imperfezioni nelle frequenze più alte.

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Una costante di questo prodotto e la sua disposizione nella scatola è la presenza del logo di Meze: lo si trova in due adesivi, sopra a una clip da applicare al cavo, sulla custodia per trasportare le cuffie, e la stessa disposizione delle cuffie nella confezione riprende la caratteristica forma di lira celtica.

Vengono forniti diversi gommini per adattare al meglio questi auricolari ai nostri padiglioni: i classici in silicone di tre formati diversi, un paio a doppia flangia e soprattutto un paio di tips in memory foam di Comply: vi basti sapere che questi ultimi sono gli stessi che ho trovato nella confezione di cuffie con un costo 30 (trenta) volte superiore a queste. Sono tra i migliori tips aftermarket in circolazione, e trovarne un paio qua è un ottimo segno.

Segnalo anche un “foglietto illustrativo” al cui interno sono indicate delle utili informazioni per salvaguardare il nostro udito: sembra una sciocchezza ma in realtà i consigli sono immediati e, per quanto poco, avvicinano l’utente al marchio grazie a questo gesto di attenzione.

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Ottima, dunque, la dotazione di accessori. Ma quello che stupisce in modo particolare è il prodotto in sé: legno e metallo si fondono in una cuffia elegante ma discreta, con un cavo non removibile dall’ottima qualità e resistenza. L’unica cosa che gli si può contestare è il fatto che la finitura leggermente gommata non aiuti ad evitare i classici nodi – che sono, però, molto semplici da sbrogliare.

Indossando queste 12 Classics per la prima volta, ho avuto subito la conferma di un mio iniziale timore: come la maggior parte delle In-Ear di questo tipo, sono state espulse dalle mie orecchie in un attimo. Non c’è alcun appiglio, né interno né esterno all’orecchio, per cui senza un naturale avvolgimento da parte del padiglione manca un aiuto nel permettere il sostegno. Questo è successo con i gommini in silicone. I Comply in memory, invece, sono molto migliori perché assumono la forma che trovano quando si espandono, isolando meglio e mantenendo un appiglio più stabile. Anche qui, l’unica controindicazione è che il suono può essere attutito leggermente di più rispetto agli altri adattatori.

L’azienda consiglia di far suonare a medio volume le cuffie per un discreto numero di ore, prima che raggiungano il loro suono ottimale. Effettivamente posso confermare che è vero, soprattutto in termini di resa scenica, ma non vi aspettate che il legno vi dia una naturalezza superiore quando prende forma con le vibrazioni, come succede con uno strumento musicale. Qui il legno è ornamentale, e sentire una differenza rispetto alle versioni in metallo sarebbe veramente improbabile. Il rodaggio è utile in termini di ampiezza sonora e immagine.

 

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Suono

Parliamo dell’aspetto chiave di questi auricolari. Intanto, ragionando sul nome, “auricolari” è un termine che in italiano viene dato alle cuffiette col microfono: qui effettivamente un microfono c’è, ma il target è certamente più verso un ascolto musicale che verso un uso telefonico. Lo dico perché il microfono in sé non è di qualità eccelsa, l’ho trovato un po’ ovattato; il volume è alto, e per telefonate o videochiamate più sporadiche fa certamente il suo dovere.

Per ascoltare i brani e testare queste Meze, ho utilizzato un lettore audio di FiiO, M7. Gli altri usi – MacBook Pro con interfaccia audio Focusrite 2i2, Xiaomi Mi MIX 2 con adattatore di serie, Dodocool DA106 – mi hanno lasciato più o meno le stesse impressioni. Reputo importante sottolineare come il MacBook Pro di metà 2012 tramite la sua uscita jack dedicata (senza passare per una scheda audio esterna) abbia dato il maggior disturbo in cuffia: la componentistica in movimento, ovvero ventole e hard disk, disturbava il segnale elettrico in uscita. Non è la prima cuffia che reagisce in questo modo, ma non è un problema che si presenta con tutte. D’altro canto, essendo una cuffia studiata in un certo modo, è sempre meglio alimentarla con un hardware dedicato, come può essere un DAC dedicato o una scheda audio esterna.

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La prima cosa che ho notato in questi auricolari è stata la qualità delle frequenze basse. Non sempre di facile gestione, spesso usate come “trucchetto” per spacciare un suono mediocre come uno di qualità, sono qui invece molto curate: incisive e veloci, avvolgenti e dettagliate. Leggermente coprenti, forse, ma imputerei questa colpa più a un deficit degli alti. C’è un discreto livello di sub-bass, ma mi sento di dire che sono i bassi di mezzo ad essere il vero punto di forza di tutta l’esperienza d’ascolto. Non mi aspettavo questo tipo di suono, quanto piuttosto qualcosa di più morbido e adatto ad un ascolto di musica classica (forse imbrogliato dal nome). Ebbene, in realtà è ottimo anche quello: la risposta ai transienti è sicuramente stata studiata in modo approfondito, e il tuning permette di adattare l’ascolto a diversi generi anche molto lontani tra loro, senza mai avere l’impressione di una vera e propria difficoltà.

I medi sono leggermente incassati, ma all’ascolto piacevoli e ben gestiti. Le voci maschili che suonano in queste frequenze sono calde e controllate, e anche le parti strumentali dei medi, come quelle dei bassi, sono discretamente gestite in quanto a separazione e chiarezza.

Meno convincenti, a mio parere, le frequenze più alte, che hanno un volume più basso a parità di condizioni; le voci femminili sono più difficili da controllare, talvolta sfociando in un leggero riverbero di troppo. Considerando che stiamo parlando di un singolo driver dinamico a gestire tutta la scala di frequenze – che, ricordo, essere particolarmente ampia (16-24000 Hz) il lavoro svolto è davvero eccellente, soprattutto per la fascia di prezzo. Non bisogna aspettarsi una firma sonora di riferimento, quanto piuttosto un tuning di più facile ascolto, più morbido e scuro, che sa essere divertente. Tendenzialmente è una cuffia che apprezzeranno gli amanti dei bassi, seppur non esagerando nella riproduzione degli stessi.

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Breve confronto

Un paio di auricolari che ho davvero apprezzato su una fascia di prezzo leggermente più bassa rispetto a queste Meze sono le RevoNext QT2. Sono dei monitor In-Ear dall’elevato rapporto qualità-prezzo, e li cito per un motivo preciso: sono una buona alternativa a queste 12 Classics, ma dalla resa sonora molto diversa. Le 12 Classics sono più volte ad un ascolto musicale, leggermente colorato in modo da avere un suono più caldo e spinto sulle basse frequenze. Al contrario, le QT2 sono molto analitiche e hanno una firma sonora di riferimento, ma affaticano di più ad un ascolto di tipo musicale. Oltretutto le RevoNext hanno una forma spigolosa che tende a dare fastidio anche dopo brevi sessioni di ascolto. Insomma, a seconda delle necessità l’uno o l’altro modello valgono sicuramente il prezzo richiesto, e la decisione va soppesata alle necessità e al gusto personale.

 

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Conclusioni

Se dovessi consigliare queste 12 Classics a qualcuno, lo farei per due motivi: la cura estetica e del dettaglio e la resa sonora. Non sono certamente per tutti (immagino che molti possano lamentare questo caratteristico timbro dei bassi, che non sempre è naturale ma certamente dà un senso di calore e avvolgimento all’ascoltatore). Io penso che la stragrande maggioranza delle persone apprezzerà, in ogni caso, questa firma sonora, adatta alla maggior parte dei generi attuali ma che gestisce bene anche quelli più classici. Inoltre, c’è un’ampia scelta di colori e materiali (tra legno e metallo, tra la serie 11 e la 12 che non differiscono in modo consistente l’una dall’altra, le Neo e le Classics, ecc..). Io non sono un amante dei bassi enfatizzati, ma posso assicurare che in questo caso non si tratta di “barare”, quanto di aver posto una particolare attenzione nel far suonare bene quelle frequenze, notoriamente difficili da gestire soprattutto nella velocità, e aver voluto in qualche modo sottolineare il lavoro fatto. Ne deriva dunque un suono incisivo, veloce, caldo, divertente. Per il prezzo (considerando i costosi tips di Comply inclusi) sono un affare.

 

Lascio il link ad Amazon per l’acquisto.

Recensione Dodocool DA106 DAP

Un DAP, ovvero Digital Audio Player, altro non è che l’evoluzione dei vecchi lettori MP3, ma con la ulteriore possibilità di leggere più formati, soprattutto lossless (FLAC, DSD…), senza cioè perdita di qualità dovuta alla compressione (come invece avviene nei classici MP3/MP4).

Questo DA106 di Dodocool si inserisce nella fascia sotto ai 100€. A dir la verità è prezzato, a seconda del periodo, tra i 35 e i 60€: abbastanza al di sotto, dunque, della soglia dei 100€. Più avanti nella recensione farò delle considerazioni a riguardo.

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Unboxing

La presentazione di questo lettore è veramente ottima: una scatola nera ci mostra subito la silhouette del prodotto sul fronte, e qualche generale informazione sul player stesso. All’interno, oltre al DAP, ci sono i classici libretti di istruzioni e il cavo di ricarica micro-USB. Il lettore è a sua volta all’interno di una bustina di plastica, usuale nelle scatole di prodotti di questo tipo.

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Costruzione

Il corpo di questo player è metallico, di buona qualità. Ci sono delle informazioni stampate/incise sul retro che non paiono cancellarsi o rovinarsi con l’uso, ma non sono essenziali, se anche dovesse succedere. Sul fronte è apposto un adesivo che ci informa della certificazione Hi-Res; se qualcuno tiene ad essere rassicurato sul fatto che abbia una valenza: generalmente non significa molto, ma le esperienze che ho avuto io con i prodotti dotati di questo marchio sono sempre state positive, nell’ottica del suono.

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Meno positiva invece è la qualità dell’assemblaggio delle parti plastiche: già al primo utilizzo l’impressione è quella di poter danneggiare tutto alla prima mancanza di attenzione. Soprattutto la ghiera centrale, essenziale nei controlli, ha un “click” molto poco deciso ed è in generale abbastanza tremolante. Ma, considerata la fascia di prezzo, è comprensibile che in alcuni comparti si sia andati al risparmio.

Sul lato superiore ci sono le due uscite da 3.5mm (una per le cuffie e una line-out per bypassare la circuiteria interna nel caso si stia utilizzando il player in auto o con un amplificatore). Sul lato sinistro i controlli del volume, sufficientemente stabili. Il lato destro è pulito. Inferiormente sono presenti la porta di ricarica micro-USB e lo slot micro-SD.

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Suono

Il punto di forza del DA106 è il suono. Ho letto colleghi sostenere che sia all’altezza di apparecchiature che costano 20 volte tanto. Non fatico a crederlo, sebbene fosse chiaramente un’iperbole. Il chip non è meglio specificato (mentre il processore è un modesto dual core Cortex M3), ma vi basti sapere che funziona a dovere.

L’ottima sinergia con gli auricolari della stessa marca, i Dodocool Sport (sempre certificati Hi-Res), non è casuale: il suono è dettagliato, cristallino, preciso. L’esperienza generale è stata ottima; lascio una lista di cuffie che ho utilizzato per i test:

-       RevoNext QT2: ottima la gestione del loro potenziale sonoro; a differenza di altri player, DA106 ha contenuto i picchi di suono molto incisivi (“punchy”) rendendo godibile e di riferimento l’esperienza d’ascolto, senza enfatizzare determinate frequenze.

-       Sennheiser Momentum On Ear: è risaputo che queste cuffie tendono a suonare con molta decisione nei bassi, seppur in modo morbido e non disturbante. La sinergia è piacevole con questo DAP, che non snatura il suono caldo e avvolgente delle Momentum ma ne lascia esprimere le intenzioni; direi… divertente.

-       1More MK801: senza infamia né lode; è l’esperienza generale che ho con queste cuffie in abbinamento alla maggior parte delle sorgenti. Buone e convincenti sempre, ma che non stupiscono mai. Come si può ben capire, questo lettore non colora il suono ma è fedele e bilanciato nelle frequenze.

-       1More EO320: sono i miei auricolari preferiti di tipo “earbud”, perché sanno adattarsi senza problemi ad ogni situazione; non posso che promuovere anche questa accoppiata, dal buon palcoscenico all’ariosità del suono.

-       Dodocool Sport Hi-Res (dal nome non meglio identificato): cuffie senza alcuna pretesa che invece stupiscono per corposità del suono e comodità d’uso. Sono della stessa marca del lettore, e se Amazon consiglia di comprarli insieme non è un caso: potrebbero essere venduti in bundle e dare una chiara idea del potenziale sonoro di questo player.

Senz’altro questo aspetto mi ha lasciato veramente soddisfatto, perché un suono di questo livello è comparabile a quello di prodotti di fasce ben superiori a questa.

 

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Software e Hardware

Il vero e imperdonabile punto dolente di questo dispositivo è il software. Lo dico perché, da utente, sono ovviamente felice di spendere poco e avere un prodotto di qualità, ma non sono contento di spendere pochissimo e trovarmi delle brutte sorprese. Ecco, qui il software è davvero una brutta sorpresa. Per chi bazzica l’ambiente, già alla prima occhiata si renderà conto che è un software di base che montano diversi player, probabilmente installato direttamente dalla fabbrica. Ha tante lingue, circa 20, ma tutte tradotte molto approssimativamente. Lo trovo un software assurdo per diversi motivi. Ha i temi: di per sé è una cosa apprezzabile, ma sono bruttissimi e soprattutto le icone che vengono visualizzate prima e dopo quella selezionata non sono quelle che effettivamente verranno selezionate muovendo la ghiera in quella direzione. Quindi non sapremo mai effettivamente quanti step mancheranno per selezionare l’applicazione che ci interessa avviare. Assurdo.

Inoltre, pare che l’ordine dei brani negli album venga riconosciuto solo in determinati file MP3 (non ho capito che tipologia di tag digerisce, perché ha un comportamento quasi sempre casuale). Il problema è che io ascolto prevalentemente FLAC, e mi sono trovato quasi sempre con i brani in ordine sparso: nemmeno in ordine alfabetico (lo capirei, visto che è un computer), ma proprio randomico. Questa esperienza terribile ha fatto sì che non potessi ascoltare molti degli album studiati per essere ascoltati da cima a fondo. Come se non bastasse, le playlist spesso vengono viste ma non lette, quindi ovviare al problema precedente in questo modo non è possibile.

Il lettore supporta la radio FM, nota sicuramente positiva. Il controllo della stessa è leggermente ostico, ma è utilizzabile. È anche possibile salvare registrazioni direttamente dalla radio. E, a proposito di registrazioni, si può utilizzare come un basilare registratore vocale, dalla qualità sufficiente.

Un altro enorme problema è che i file che vengono eliminati dalla memoria interna sono in realtà solo occultati. Questo significa che la memoria continuerà ad essere riempita come se fossero ancora presenti, e l’unico modo per cancellarla definitivamente è resettare il player alle impostazioni iniziali. Perché mi preoccupo tanto della memoria interna (di 8 GB, non totalmente utilizzabili)? Perché non c’è stato verso di fargli leggere la mia scheda micro-SD, quella formattata in Fat-32 di fabbrica che dovrebbe universalmente funzionare in ogni DAP, e per questo non la cancello mai così da avere sempre gli stessi brani di test in ogni dispositivo. Ebbene, per fargli leggere la SD pare si debba formattare dal lettore stesso, il quale dovrebbe in via teorica renderla la sua memoria principale.

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Il display è appena sufficiente (320x240 pixel) per vedere i contenuti audio che siamo interessati a riprodurre. Ma questo è perdonabile, visto che si tratta di un mero riproduttore musicale.

La batteria è molto buona, arrivando a picchi dichiarati di 30 ore di utilizzo: io non ne ho fatte così tante, ma è effettivamente un suo grande punto di forza.

 

Considerazioni e conclusioni

Come promesso, un piccolo discorso sul prezzo. Dal momento che in termini di suono questo lettore vale ben più dei 60€ richiesti per portarselo a casa, sorge spontaneo chiedersi se i deficit del software siano perdonabili; se, quindi, il gioco (del risparmio) valga la candela. La mia risposta è no: un prodotto di questo tipo è fatto in buona parte anche dal software, che non può essere trascurato come in questo caso. Nella fascia dei 100€, talvolta anche di meno, ci sono dei mostri sacri come lo Shanling M0 che si divorano questo DA106 – per immediatezza d’uso, funzioni wireless, utilizzo come DAC, USB C, ecc.. Per cui non sarei onesto se vi consigliassi l’acquisto di un prodotto come questo DAP di Dodocool, perché replicare un’esperienza come quella che ho avuto io non è piacevole. Del resto, non tutti sono utenti come me, con i miei stessi bisogni.

Come avrete capito, le criticità software compromettono l’uso del dispositivo.

Lo posso consigliare, però, a determinati utenti: quelli che ascoltano la radio e chi ha bisogno di un dispositivo che faccia la parte del vecchio iPod Shuffle: in brani casuali non ha assolutamente alcun problema, e il suono è veramente pulito e soddisfacente. Se lo trovate al suo prezzo minimo, può avere qualcosa da dire. E può essere giustificato.

Link per l’acquisto su Amazon:

Recensione 1More MK801

Introduzione

Sebbene non sia un modello di ultima generazione, sono sempre stato incuriosito da queste MK801 (che, a differenza delle sorelle 802, sono cablate e non Bluetooth). Dal momento che, nella mia esperienza, ho sempre apprezzato la firma sonora di 1More (grazie alle Piston e alle varie Xiaomi da loro progettate, ad esempio questa che ho recensito), sapevo di andare abbastanza a colpo sicuro con queste. Specifico che sono delle Over Ear (così, almeno, è dichiarato) ma, come vedremo più avanti, sono molto più simili a delle On Ear, per quanto riguarda le dimensioni e la vestibilità.

Le ho acquistate da Penon Audio (lascio il link nelle conclusioni), ma possono essere tranquillamente acquistate da Amazon.

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Unboxing

Una delle cose più curate da 1More – chi ne ha provate lo sa – è il primo impatto: l’esperienza di spacchettamento è sempre di alto livello, grazie alle eleganti scatole e alla dotazione di accessori. Qui, in proporzione, sono stato meno stupito rispetto, ad esempio, alle Piston EO320 (qui la recensione), ma ho comunque ritrovato l’eleganza e la cura nei dettagli che mi sarei aspettato. In confezione troviamo:

-       il cavo, che è davvero spesso e di qualità, che è fortunatamente intercambiabile;

-       un sacchetto per il trasporto;

-       le cuffie vere e proprie.

Esteticamente potremmo dire che incarnano il prototipo delle cuffie sovrauricolari: nere, di plastica opaca, senza fronzoli. Possono risultare un po’ noiose, ma io apprezzo lo stile minimale e i dettagli, come ad esempio gli indicatori di destra e sinistra stampati all’interno del rispettivo padiglione. Il cavo è inserito nella parte destra (se siete abituati ad altri brand, potreste trovarvi un po’ spiazzati).

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Vestibilità

Visto che per valutare il suono ci vuole del tempo, coerentemente con la mia esperienza parlerò prima di come calzano addosso. Non sono totalmente soddisfatto: le dimensioni e il peso sono abbastanza contenuti, ma i cuscinetti non sono del materiale più morbido e anche dopo brevi sessioni di ascolto ci si affatica, l’orecchio è leggermente troppo compresso. Ma ovviamente questo dipende da persona a persona. 

Un consiglio pratico per i modelli successivi: si potrebbero rendere pieghevoli per facilitarne il trasporto. È ottimo trovare il sacchetto per non rovinarle, ma occupano comunque abbastanza spazio.

Piccola nota che non trova spazio in altre sezioni: il cavo ha un microfono integrato (buono) e i comandi che dovrebbero essere compatibili con Android e iOs. Per i sistemi desktop, ho provato con Mac OS. L’esperienza che ho avuto in breve: i controlli sono migliori che nelle Piston in generale; su Android funziona tutto (volume e play/pausa) ma con FiiO M7 ogni tanto non funziona nulla, in modo un po’ casuale; con Mac OS, esattamente come per le Piston, premendo e rilasciando un pulsante questo non riconoscerà il rilascio. Quindi si alzerà al massimo premendo volume su, e andrà in muto con volume giù. Non esattamente il massimo.

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Suono

Conoscendo la firma sonora di 1More, non sono arrivato impreparato all’ascolto di queste 801. In effetti, ho potuto constatare una coerenza acustica tra i vari modelli, nonostante le loro chiare differenze strutturali. È vero, queste sono cuffie e non auricolari, ma il timbro è riconoscibile. Ovviamente ci sono delle differenze.

Specifico che le ho provate principalmente con due DAP: il FiiO M7 e il Dodocool DA106.

Per quanto riguarda il palcoscenico, le divergenze sono meno di quanto ci si possa aspettare. Nelle Piston, l’essere semiaperte aiuta non poco in questo ambito; sebbene queste MK801 siano On Ear, la resa è solo parzialmente superiore in termini di ampiezza. È un male? No, perché era comunque già apprezzabile. Forse in un paio di cuffie di questa fascia (50-100€) ci si aspetta qualcosa in più, ma l’ascoltatore medio non rimane assolutamente deluso dalla scena qui riprodotta; e anche io non lo considero assolutamente un punto negativo, anzi.

Quello che cambia è il fatto che il suono sia più caldo e avvolgente nelle 801, leggermente più incisivo e con dei bassi più corposi e veloci (in senso relativo, perché non sono cuffie che pompano sui bassi). La sensazione è quella di una cuffia che vuole essere il più possibile neutrale, ma nel contempo risultare soddisfacente anche per un ascolto più “divertente”.

Grazie a InnerFidelity che ha misurato la risposta in frequenza di queste cuffie, possiamo notare come effettivamente il basso sia corposo ma non pompato (anzi, il cosiddetto sub-bass è addirittura smorzato) e ci sia una leggera recessione in alcune delle medie frequenze. Questa curva a V/W, assolutamente usuale e molto poco accentuata, dona dinamicità al suono.

Se dovessi trovare un punto negativo nei confronti del suono, sarebbe banalmente il seguente: non stupisce in alcun ambito. Si può spingere un po’ dove si vuole, adattare con l’equalizzatore, rimanere sempre soddisfatti, ma non si ha mai l’impressione di stupore, o di sentire dettagli inediti. Abituato alle Momentum di Sennheiser (che costano due volte tanto), non mi è difficile rimanere colpito dalla riproduzione di determinati suoni. È un confronto giusto? Dipende. Forse quello che mi lascia colpito nelle Momentum è in realtà frutto di un suono che viene colorato, e quindi in termini assoluti non è un bene. Ma l’ascolto è una cosa personale, e mettendole a confronto continuo a preferire le Sennheiser. Stiamo pur sempre parlando di due fasce di prezzo diverse, però, e mi accingo a sbilanciarmi: secondo me sotto ai 100€ sono tra le scelte migliori. Avete l’affidabilità di un marchio forte, delle plastiche di qualità (molto meglio di quelle lucide usate da – per non fare nomi – un marchio fondato da un noto rapper americano che inizia per Dr e finisce per Dre) e una resa sonora del tutto credibile.

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Conclusioni

Le consiglio? Dipende. Sapendo che sono per un pubblico abbastanza generico, probabilmente quello stesso pubblico apprezzerà di più la versatilità delle sorelle MK802, per le capacità wireless. Per chi, come me, ancora preferisce le cuffie cablate a quelle Bluetooth, non posso che consigliarle, magari quando calano un po’ di prezzo in determinati periodi dell’anno. Perché dico questo? Perché sui 100€ si trovano alcuni modelli di Grado, per citarne uno solo, e un target più audiofilo non avrà difficoltà a scegliere a parità di prezzo. Ma se il divario economico comincia ad essere più importante, le 1More MK801 possono dire la loro. Inoltre, ci sono dei colori accattivanti che aiutano il colpo d’occhio: oltre al nero, un blu elettrico e un rosso.

 

Pro

  • Suono che si adatta alle esigenze di qualsiasi genere

  • Costruzione, materiali e design

  • Peso

  • Filo intercambiabile standard (3.5 mm da entrambe le estremità)

 

Contro

  • Comandi a filo non perfetti

  • Non comodissime già dopo brevi sessioni d’ascolto

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Inserisco di seguito i link (di tutti i prodotti citati) ad Amazon e a Penon Audio, store in cui ho acquistato queste 1More.

https://penonaudio.com/1more-mk801.html