Recensione 1MORE Piston E0320

La mia storia con 1MORE è controversa: ho desiderato provare tanti tra i loro prodotti in questi anni, monitorato i prezzi e atteso degli sconti. Ma è successa una disgrazia che ha visto crollare le mie speranze: il brand è sparito dall’Europa senza dare spiegazioni, e i prezzi degli stock rimasti sono schizzati alle stelle. È un vero peccato, se pensiamo a quanto siano valide le proposte di questo marchio – a detta dei fortunati recensori. In ogni caso, recentemente mi sono procurato le famosissime Piston – non, però, In-Ear – e, conscio del mio legame “affettivo”, volendo così chiamarlo, con queste cuffie tanto desiderate in passato, ho tentato di fornire un giudizio imparziale. Non è stato alfine difficile come pensavo, perché alcuni (pochi) punti a sfavore mi hanno tenuto coi piedi per terra.

Inizio col dire che questi auricolari non sono solo uno strumento, ma anche un oggetto di pregio e dalla presentazione elegante, che solitamente si addice a prodotti di fasce di mercato superiori. La confezione in cartone rigido nero contiene un astuccio metallico colorato che a sua volta custodisce gli auricolari, adagiati in un calco gommato davvero di qualità – il peso ne è dimostrazione. Inoltre è fornito un ulteriore astuccio per il trasporto, oltre a diversi adattatori per le orecchie – di cui parlerò più avanti – e un’elegante clip marchiata 1MORE.

Se non fosse che mi sono documentato negli anni, sarei stato soddisfatto in toto anche dagli auricolari stessi. Il punto è che queste NON sono le stesse Piston che vendevano un tempo. Non è da fraintendersi come discorso: la costruzione del corpo in metallo è di pregio e il filo in nylon di mio gradimento (cosa che non ho trovato invece nelle Half-Ear di Xiaomi, recensite qui, che infatti avevo sottolineato). Il punto è che i comandi a filo, in plastica, non sono certamente gli stessi che avevano queste cuffiette un tempo, che erano invece in metallo. Il dispiacere è che questa non è la sola differenza con quelle Piston: anche la qualità audio, a detta di chi le ha provate entrambe, era superiore nel vecchio modello.

Approfitto allora di questo punto per parlare di indossabilità e suono, perché, ciononostante, mi hanno dato delle vere soddisfazioni. L’ascolto è molto diverso da un paio di In-Ear: il fatto che non ci sia nulla di fisicamente diretto contro il timpano – leggasi gommino – dà l’impressione di essere meno coinvolti, leggermente più distaccati dalla scena, ma permette di concentrarsi sul suono. Io ho usato, tra gli adattatori (che sottolineo essere facoltativi, in quanto si possono omettere), quelli a spugnetta, che mi hanno ricordato quelli degli auricolari dei vecchi Nokia. Questi hanno reso l’esperienza d’uso particolare: così queste cuffiette sembrano quasi delle On-Ear in miniatura, si ha l’impressione di non avere qualcosa dentro all’orecchio, ma di averci semplicemente appoggiato un oggetto morbido. In dotazione ci sono anche degli archetti in plastica morbida che non mi hanno convinto allo stesso modo (come invece mi hanno stupito quelli delle Dodocool Sport, che recensirò a breve: stay tuned!).

La resa sonora è ottima: le frequenze sono bilanciate di default (quasi limitate), ma l’hardware risponde in maniera impeccabile all’equalizzazione; un 20-20k Hz che sicuramente corrisponde alle attese. L’impedenza è di 32 Ω, rendendo facilmente pilotabili questi auricolari anche dallo smartphone – che, a dirla tutta, è la vera sorgente per cui sono studiati: i comandi a filo (volume su e giù e tasto multifunzione) sono pensati per Android e (sorpresa delle sorprese) pare anche per iOs e Mac Os. Con Android tutto bene; con Mac Os non dico che non funzionino del tutto, ma sicuramente non funzionano a dovere. Quanto prima proverò anche su un iPhone per avere la prova definitiva.

La parte migliore di questi auricolari – e ci mancherebbe – è la fedeltà. Non è assolutamente una cuffia “v-shaped”, ovvero pompata sui bassi e sugli alti, ma piuttosto uno strumento equilibrato e bilanciato (se utilizzato così come nasce) che non si fa però problemi ad essere spremuto sulle frequenze più caratterizzanti di un genere (equalizzando).

Una faccenda particolare riguarda il cosiddetto “sound leak”, la dispersione sonora: per quanto sia strano a dirsi, questi sono auricolari semiaperti. Questo significa che hanno una cavità che lascia entrare i rumori esterni e uscire parte del suono; cavità che, se verrà chiusa, comprimerà letteralmente il suono e farà percepire uno sgradevolissimo impasto concentrato sulle frequenze alte. D’altro canto, non è un buco studiato per essere tappato, per cui il problema non si pone.

Le mie conclusioni sono: comprate questi auricolari se volete una cuffia semi-In-Ear veramente di livello nella fascia dei 30€ che dà la polvere alla maggior parte della concorrenza, che sia nel contempo comoda anche dopo diverse ore di utilizzo e abbia un design accattivante e una cura nei dettagli (nell’assemblaggio e nella dotazione) estrema. L’unica pecca che ho riscontrato, ma è un’inezia, riguarda il jack dritto – esposto quindi a più danni potenziali. Sono comunque attualmente gli auricolari che uso come principali.