Come è nato il videogioco?

Qual modo migliore per inaugurare la sezione “games”, se non con un articolo sulla nascita del videogioco! Diversamente da quanto si possa credere, il videogioco non è nato in un garage - come Google, Amazon o qualsivoglia colosso dell’epoca moderna -, ma nelle università, tra l’élite degli studenti e dei professori di informatica: questi sono i pionieri di quello che ad oggi è il mondo del gaming.

Il concetto di videogioco nasce addirittura nel lontano 1947, per mano di Thomas T. Goldsmith Jr. e Estle Ray Mann, che idearono un sistema di intrattenimento per tubo catodico (Cathode-Ray Tube Amusement Device). Il gioco, traendo ispirazione dai radar militari americani usati durante la seconda guerra mondiale, simulava tramite pochi pixel il lancio di un missile verso un bersaglio, tramite l’utilizzo di manopole e valvole termoelettroniche. Su schermo non vi era nessun elemento grafico al di fuori del pixel-missile, indi per cui i bersagli erano rappresentati da alcune targhette di plastica da applicare al tubo catodico. Nonostante gli sforzi dei due, il sistema rimase bloccato allo stato di prototipo a causa dei costi elevati.

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Facciamo ora un piccolo balzo in avanti di 5 anni, siamo nell’Inghilterra del 1951. La Ferranti (società, per l’appunto britannica, di microprocessori) presenta al primo Festival of Britain (Fiera nazionale volta a mostrare alla popolazione, negli anni della ricostruzione post seconda guerra mondiale, le innovazioni tecnologiche e per nutrire la fiducia nel presente e nel futuro) grazie al duro lavoro dei suoi ricercatori John Bennet e Raymond Stuart-Williams, il Nimrod: un computer capace di giocare contro un giocatore umano al Nim (un gioco matematico, per maggiori informazioni potete leggere qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Nim). Nonostante l’incredibile innovazione qui mostrata, e cioè l’applicazione di algoritmi di IA progressiva nell’ambito ludico, il Nimrod verrà smontato ed abbandonato al termine del Festival, esclusa una breve parentesi ad una fiera a Berlino lo stesso anno.

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Un’altra applicazione di IA all’interno dei videogiochi poco citata dei testi risale al 1952, un gruppo di studenti capitanato da A.S. Douglas sviluppò su un sistema EDSAC (uno dei primi computer elettronici digitali mai esistiti) OXO: la versione elettronica del tris che permetta di sfidare, oltre ad un altro giocatore umano, la macchina stessa. È possibile ad oggi, grazie ad un emulatore del sistema EDSAC, giocare ad OXO nella sua versione originale.

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Per molti storici però il primo videogioco nasce nel 1958 a New York, presso il Brookhaven National Laboratory per mano di William Highinbotham, illustre fisico americano e membro del progetto Manhattan nonché testimone del primo scoppio di un ordigno atomico. Il suo videogioco nasce con un duplice scopo: sia per intrattenere i visitatori del laboratorio, sia per intrigare l’attenzione dei suoi studenti durante le lezioni di fisica. Tennis for Two è un simulatore di tennis, giocatore contro giocatore, fruibile tramite un oscilloscopio che, simulando un sistema di gravità su un campo orizzontale, permetteva ai due giocatori di sfruttare le varie leggi legate al tennis per far rimbalzare il pallino generato dall’altra parte della rete posta al centro dello schermo. Nonostante l’accessibilità economica per lo sviluppo del sistema ed il successo riscosso sia tra gli studenti che tra i visitatori, Highinbotham non penso mai ad una applicazione commerciale del suo software.

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Gli anni Cinquanta, per quanto siano stati un decennio di esperimenti per lo più nascosti al pubblico, rappresentano il fulcro principale che ha dato il primo scatto a quel grande marchingegno che è il videogioco moderno; infatti, già a partire dagli anni Sessanta, il videogioco entrerà nel mondo commerciale e nelle case dei consumatori.

Ma questa è una faccenda che tratteremo in un altro articolo, nel prossimo futuro.