Recensione 7Artisans 35mm f/1.2

Prezzo: 140$

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C’è un alone di mistero e di legittimi dubbi che circola intorno alle lenti cinesi, quelle prodotte dai brand semi-sconosciuti che dominano Amazon, quelle che promettono costruzione in metallo, aperture estreme e risultati professionali ad un prezzo irrisorio. Giustamente, ci si chiede se non si tratti di una truffa, del solito prodotto di serie B creato ad  hoc per prendere alla sprovvista fotografi inesperti alla ricerca di qualche buon affare. La recensione di questo 35mm f/1.2 della 7Artisans parte proprio da questi stereotipi e cerca di venire a patti con la realtà: si tratta di una lente strana, che può sorprendere e divertire. Questa è la recensione di Techinblack della lente 7Artisans 35mm f/1.2.

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Il mondo della fotografia è fatto di compromessi e si basa su un gioco di contrappesi; da un lato la qualità costruttiva e la resa, dall’altro il prezzo. Tanto più un prodotto promette nitidezza e resistenza tanto più alto sarà il suo prezzo. Il compromesso è rappresentato da tutte quelle ottiche che, per motivi di mercato, rinunciano alla qualità costruttiva in favore di un prezzo più abbordabile, cercando nel contempo di non venir meno alla bontà della loro resa fotografica. In altri casi si cerca di mantenere alta la qualità costruttiva ma rinunciando alla possibilità di innesti elettronici; il mercato è pieno di lenti manuali a basso prezzo. Questa 7Artisans 35mm f71.2 è sicuramente una lente di compromesso. Costa pochissimo, è completamente manuale, non è stabilizzata, ha un gusto un po’ retrò e ha una costruzione poco convenzionale. Alletta il potenziale acquirente promettendo un’apertura di diaframma estrema e cerca di nascondere i suoi difetti sotto il tappeto. Come tutti noi, in fondo. Il fotografo più esperto la eviterebbe subito, conscio del rischio di ottenere un prodotto dalla scarsa qualità, ma qui a Techinblack siamo interessanti a conoscere il reale valore degli oggetti che ci vengono proposti, anche perché spesso ci si presentano notevoli sorprese.

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Prima di tutto, dimenticate il concetto di “piccolo” applicato alle lenti: questa lente è minuscola anche per gli standard del sistema Micro 4/3. Alta poco più di 40mm, con un diametro di 43mm e con un peso di 165g, rischia seriamente di perdersi nei meandri dei vostri zaini fotografici. Non abbiamo idea delle dimensioni e del peso delle altre versioni, perché sì, questa lente è disponibile con più mount: APS-C e M4/3. Noi abbiamo provato quest’ultima abbinandola a una Panasonic G7 e ad una GH5 (con la consapevolezza che nel momento in cui è stata innestata su una GH5, da qualche parte nel mondo, un videomaker indie abbia avuto una sincope). Il corpo della lente è sorprendentemente solido, in realtà, perché costruito in metallo.

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Il peso è relativo, quindi, perché essendo così minuta risulta essere densa, compatta, più simile ad un proiettile che ad un obiettivo. Ci sono due anelli regolatori, uno per la messa a fuoco, l’altro per il diaframma. L’ergonomia di queste ghiere è tendente a zero: date le dimensioni della lente, questa risulta essere praticamente “tutta-ghiera” e all’atto pratico è impossibile tenerla in mano senza smuovere qualcosa. Altra scelta discutibile del produttore è lasciare la ghiera del diagramma in plastica: l’unico elemento plastico di tutto il corpo-lente è anche l’unico che avrei gradito avere in metallo, anche solo per renderlo più resiliente. Tuttavia, c’è una sorpresa: il diaframma si chiude in modo fluido, come sulle lenti cinematografiche, il che si significa che si può passare da f/1.2 a f/16 senza avere fastidiosi “click” tra un’apertura e l’altra. Dubito che qualcuno voglia realmente utilizzare questa feature ma mi fa piacere che, almeno in linea teorica (e verificata dalla redazione) si possa passare da una ripresa in piena luce ad una in interni sera dover fare tagli. Il che grida a gran voce “piano sequenza”; anche se non credo che l’intenzione del produttore fosse quella.

A livello di resa fotografica è una lente altalenante. Metto le mani avanti: per quel prezzo non ci aspettavo né una gran resa cromatica né una grande nitidezza. Mettiamola così, a f/1.2 è inutilizzabile o quasi, a meno che non vogliate enormi aberrazioni cromatiche che sono quasi comiche in certi casi. Anche la nitidezza non è il massimo alle aperture più estreme, com’è normale in quasi tutte le lenti, per la verità, soprattutto in questa fascia di prezzo. Da f/2.8 la situazione cambia, le aberrazioni spariscono, la vignettatura è inesistente, la nitidezza è buona anche se non fa gridare al miracolo. Ovvio, è ironico che una lente che sbandiera l’f/1.2 come sua killer feature abbia il suo punto debole proprio nella resa a quella apertura ma credo che sia normale; fa parte del compromesso di cui parlavamo prima, se si vuole scattare a f/1.2, bisogna mettere in conto le distorsioni, altrimenti l’alternativa è una lente 10-12 volte più costosa. In realtà, il vero problema di questa lente è il suo comportamento nelle situazioni di controluce, dove diventa praticamente inservibile. Si generano pesanti flare e il risultato è compromesso. In definitiva, si tratta di una lente che è utilizzabile, che non fa gridare al miracolo, un po’ “soft” per quanto riguarda la nitidezza e che presenza aberrazioni cromatiche alle ampie aperture e se puntata direttamente verso una forte fonte luminosa.

Detto tutto questo, vale la pena scendere a compromessi con questa lente? La risposta è: assolutamente sì, soprattutto se siete fotografi alle prime armi. Lasciatemi argomentare. È talmente piccola che si può letteralmente metterla in tasca per avere una seconda focale a disposizione quando si esce a fare una gitarella o una passeggiata. In questo senso, sposa perfettamente la filosofia del M4/3. Inoltre, montata su un sensore del genere, si ottiene una focale di 70mm ottima per i ritratti, valore aggiunto per un fotografo di primo pelo, perché le ottiche in kit che si acquistano con il primo corpo macchina, spesso non superano i 50mm di focale. Inoltre, è divertente da usare: è strana, sia alla vista che al tatto, ha delle distorsioni che possono risultate in qualcosa di simpatico ed è comunque una lente molto molto luminosa, cosa che spesso manca nel corredo di chi sta iniziando. E comunque, ciò non toglie che anche il professionista non possa divertirsi ogni tanto. Io mi sono divertito. Infine, è completamente manuale, il che significa che, nell’era digitale, è quanto di più vicino alla fotografia analogica. Questa lente richiede precisione nella messa a fuoco, mano ferma nello scatto, pratica nell’esposizione e permette a chi sta imparando di approcciarsi attivamente alla tecnica fotografica senza che sia la macchina a fare tutto.

Lens flare nascosto in post produzione. L’ultima foto dello slideshow precedente mostra il tipo di flare (piuttosto scadente) prodotto da questa lente a massima apertura

Lens flare nascosto in post produzione. L’ultima foto dello slideshow precedente mostra il tipo di flare (piuttosto scadente) prodotto da questa lente a massima apertura

Al prezzo di 140 dollari, vi portate a casa un compromesso, una lente cinese, strana, che fa ridere e sorridere, che non darà un look più trendy o professionale al vostro set-up e che richiede di essere capita per poter essere apprezzata. Una lente che sa avvicinare alla fotografia e che rappresenta una freccia nella faretra di chi sta iniziando. Non si tratta di uno strumento che accompagna il fotografo nella sua carriera di tutti i giorni ma può essere un ottimo svago, un gioco, un modo per provare cose diverse e creative sfruttando i suoi pregi e, paradossalmente, i suoi difetti. È un compromesso, uno di quelli che ci piace fare.