Il modo in cui Canon ha pensato e sta proponendo sul mercato la sua EOS R5 dimostra come nel 2020 giocare a chi ce l’ha più grosso sia ancora la tecnica migliore per fare colpo. Ah, adoro il mercato fotografico.
DISCLAIMER: il recensore nasce come videomaker. Questo, tuttavia, non è un problema visto che ormai la guerra si combatte dal lato delle specifiche video.
Gli sceneggiatori hanno un modo semplice per mostrare la forza di un villain: fargli menare il personaggio più forte del gruppo dei buoni. Vuoi far capire quanto il T1000 sia forte? Fagli menare il T800. Vuoi mostrare l’onnipotenza di Thanos? Fagli picchiare Hulk. Vuoi creare un alieno estremamente pericoloso? Chiamalo Predator e fagli cacciare degli Xenomorfi.
È una tecnica efficace perché è immediata, pulita e semplice, come un grafico.
Nella recensione della Eos R scrissi una cosa che ancora oggi mi fa pensare: “uno dei pregi di questa macchina è il fatto che stia per uscire la sorella maggiore la R5, scenderà il prezzo e sarà conveniente”.
Bisogna valutare questa affermazione perché dopo aver visto le specifiche tecniche di questo modello, confermate da Canon stessa e discusse da tutta la stampa specializzata, si può pensare alla R5 più come al super cattivo pronto a devastare il mercato che all’ancora di salvezza del suo modello precedente. In effetti, quando parlai della R non mi aspettavo di certo queste specifiche.
Cos’ha fatto Canon? In parole povere ha preso il suo modello Eos R, l’ha guardato con lo stesso sdegno con coi un padre spartano guardava il suo primogenito troppo gracile per combattere e poi l’ha scaraventata giù dal monete Taigeto.
Il salto tra la R e la R5 è…ingiustificabile, almeno per quella che è la storia recente di Canon, che negli ultimi anni, da quando le mirrorless sono ascese a regine del mercato, è sempre stata considerata il bambino cicciottello che non viene mai scelto per giocare a dodgeball. Poi però arriva la pubertà: Canon è ora il quarterback che si trastulla con le cheerleader.
La strategia di Canon è talmente semplice da rasentare il ridicolo: guardo la concorrenza e la batto sotto ogni singolo aspetto. Loro fanno il 6K, io faccio 8K. Loro fanno FullFrame, io faccio FullFrame ma con un sensore di nuova generazione. Loro fanno 60fps, io faccio 120fps.
Ed è meraviglioso constatare come questa tattica sia efficace a tal punto che praticamente esistono già recensioni online nonostante il modello debba ancora uscire.
E se vi state chiedendo per quale motivo il dibattito sia tutto sul comparto video la risposta è semplice: perché è ciò che attira gli acquirenti nel 2020. Canon ha presentato sul mercato la 1DX Mark III da pochissimo, uno strumento iper-prestazionale ed iper-costoso che doveva essere l’ammiraglia fotografica delle Olimpiadi di Tokyo. Ma adesso vuole battere i competitor, Sony, Nikon, Panasonic, Blackmagic, al loro stesso gioco. Vuole fare sognare i videomaker.
Dato che non possiamo metterci le mani, facciamo una riflessione di tipo logico (attenzione, richiede concentrazione): domandiamoci quale sia la filosofia di questo modello.
Per la GH5 ho scritto che la sua volontà è quella di essere versatile, per la Eos R dissi che vuole essere una macchina di transizione; la R5 vuole dare al suo possessore la stessa sensazione di inebriante potere che si proverebbe a sollevare il martello di Thor.
La R5 è una macchina fotografica con una missione: sbaragliare la concorrenza. Punto. È l’SR-71 Blackbird delle fotocamere: più forte, più potente, più cattiva. Vuole fare tutto e farlo meglio degli altri non tanto a livello pratico quanto a livello statistico e di specifiche. Vuole ottenebrare qualsiasi altra cosa con la pura e oggettiva potenza dei numeri di cui dispone.
Dunque è finita? Canon ha vinto?
Beh, no. Ci sono due ulteriori elementi da tenere a mente: difetti e prezzo. Uno strumento così potrebbe soffrire di problemi di raffreddamento, certo, ma potrebbe rivelarsi pieno di piccoli difetti che ad oggi non conosciamo. Non esiste la macchina perfetta. Questo potrebbe sembrare un discorso banale ma non lo è. Supponiamo infatti che il corpo macchina ponga delle limitazioni temporali alla ripresa continua, oppure che il sistema operativo abbia menù complessi e indecifrabili, date le numerose possibilità tecniche a disposizione; l’operatività del modello ne sarà compromessa. E, certo, tutto questo potrebbe non scoraggiare l’acquirente ma infastidirlo, quello sì.
E poi, c’è il prezzo. La Lumix SH1 all’uscita costava circa 4000 dollari ed è la cosa che più si avvicina alla R5 per target di mercato e specifiche. Le possibilità sono sostanzialmente due: o Canon farà pagare caro il proprio prodotto consapevole dell’enorme attrattiva di una macchina del genere o Canon vorrà vincere. Mi spiego: nel primo caso, la R5 sarà costosa, costosissima, riservata una fetta di mercato elitaria persino tra i professionisti e andrà a posizionarsi in una fascia di prezzo vicina a quella dei corpi “cine” di molti brand. Nel secondo caso, Canon vorrà dare una stangata al mercato, proponendo una macchina con specifiche mostruose ad un prezzo “competitivo” (da leggersi “inferiore a 4000 euro”) costringendo le altre case di produzione a rivalutare le proprie strategie.
Quindi, cosa penso davvero di questa Eos R5?
Credo che sia l’emblema di come i brand possano controllare i videomaker: basta farci sognare. Nessuno di noi ha realmente bisogno dell’8K e di tutte le cose belle che saranno presenti in questo modello ma ci piace pensare di poter avere a disposizione cotanta potenza di fuoco.
La R5 è l’equivalente di un jet privato o di uno yatch; sì; sicuramente preferisco volare in totale comfort o prendere il sole sul ponte di un panfilo ma non ne ho realmente bisogno.
Però è bello sognare ed è per questo che questo modello nel bene o nel male scuoterà il mercato, perché stimola così tanto i desideri e le fantasie di noi smanettoni che non si può fare a meno di parlarne.
Tuttavia, c’è un pensiero che non riesco a togliermi dalla testa e che vorrei discutere. In definitiva, qual è il target di questo prodotto? Stiamo parlando di un corpo mirrorless che promette mostruose capacità video e che avrà un prezzo elevato e che fa gola ai videomaker più che ai fotografi. Però, credo che chi se la possa permettere possa anche permettersi un corpo “cine”, sia esso di Canon, Sony, Panasonic o Blackmagic; quale vantaggio potrà trarre questo tipo di professionista dall’acquisto di un corpo mirrorless, con tutte le sue limitazioni rispetto ad una vera e propria cinepresa? E ancora, il filmmaker indipendente, quello veramente indie, con pochi soldi e tanti sogni, non credo possa dire di poter spendere una cifra del genere per fare un upgrade della propria attrezzatura. E poi, il videomaker più commerciale, colui che gira spot o matrimoni, ha davvero bisogno di tanta potenza e tanta risoluzione? Senza contare il peso dei file che questa macchina produrrà e la necessità di hardware non indifferenti per montare i filmati.
Ad un certo punto della Guerra Fredda i russi produssero e detonarono l’ordigno più potente mai prodotto dalla razza umana, la Bomba Zar. Dopo averla testata, non utilizzarono mai più una tale forza bruta.
Credo che la Canon EOS R5 possa essere la Bomba Zar di questa generazione di macchine fotografiche; promette di sconquassare il mercato, incute timore nei competitor ma, soprattutto, è un incredibile deterrente. No, la guerra delle mirrorless non finirà con la R5 ma il suo arrivo causerà certamente dei cambiamenti. E senza chiedersi quali possano essere, dato che sarebbe pura speculazione, forse dovremmo metterci l’animo in pace ed imparare ad amare la bomba.