Recensione ADVANCED M4

Prezzo: 50€

Dove acquistarle: https://amzn.to/2CIpsDJ

Specifiche tecniche:

  • Singolo driver dinamico da 6mm

  • Impedenza: 16 Ohm

  • Sensibilità: 92dB @1kHz

  • Risposta in frequenza: 20-20k Hz

Solitamente, nei siti di recensioni – soprattutto quelli giovani, come il nostro – vengono provati prodotti lanciati sul mercato di recente. È un modo per massimizzare le visite. Ma quello di oggi è un caso particolare, perché la stessa azienda (che ringrazio infinitamente per il sample e la cortesia) teneva molto a farmi provare questo paio di cuffie prima di qualsiasi altro della loro line-up. Le M4 sono state lanciate su Kickstarter nel 2016, e hanno affermato ADVANCED come azienda che lavora per i musicisti. Il loro motto, infatti, è DESIGNED FOR MUSICIANS, come riportato un po’ ovunque sui loro prodotti. Da musicista, non potrei che essere più affine a un brand. Questo modello è importante, perché delinea la firma sonora e le intenzioni di tutti i modelli a venire.

Unboxing e prime impressioni

Molto curata la confezione, che ci informa fin da subito che si tratta di un prodotto indirizzato ai professionisti – e che arriva di serie con i tips in memory foam di COMPLY, il più famoso brand al mondo a produrli. Varie informazioni sul prodotto ricoprono i lati della scatola, molto elegante e certamente un ottimo biglietto da visita per il prodotto. All’interno – ma già visibili a scatola chiusa – ci sono gli auricolari con i tips in memory già montati e il cavo non removibile. C’è un astuccio rigido rotondo (potrebbe arrivare anche rettangolare) per il trasporto, al cui interno troviamo i restanti gommini (9 paia in silicone, anche a doppia flangia) e una clip per fissare il cavo agli indumenti in caso di bisogno. Ci si accorge subito di una cosa: il cavo ha un microfono, che ci fa capire che il prodotto è versatile perché utilizzabile anche da smartphone – un indizio, dunque, anche sulla bassa impedenza. Lo stesso cavo è di ottima fattura, intrecciato e piuttosto rigido (forse addirittura troppo, visto che tende a mantenere le forme di come era riposto nella scatola). Il design è, dal mio punto di vista, davvero riuscito: il feel industriale che dona alla vista e al tatto, con la costruzione in alluminio e il cavo rinforzato, rimanda subito all’utilizzo professionale. Tuttavia, ero un po’ scettico sulla vestibilità, perché cuffie dal design simile mi avevano dato grossi problemi di stabilità. Non sono, infatti, i classici monitor da palco che si appoggiano sopra l’orecchio, ma delle più classiche In Ear. Fortunatamente mi sbagliavo: coi tips in memory, la stabilità è ai massimi livelli e così pure l’isolamento passivo. Oltretutto, è in realtà possibile indossarle come degli IEM, anche se la già citata rigidità del cavo può dare dei problemi ad adattarsi alla forma dell’orecchio, non essendoci un chin slider. Non ho assolutamente nulla da criticare alla qualità costruttiva, alla dotazione o a qualsiasi aspetto di primo acchito.

Suono

Le mie sorgenti sono state: FiiO M7, Dodocool DA106, Focusrite 2i2 da MacBook Pro 2012, Audirect Whistle da Xiaomi Mi MIX 2. I file audio vanno – in ordine decrescente – da DSD (Pink Floyd) a FLAC 24/92 (Queen, Jack Garratt) a FLAC 16/44 (Bon Iver, Greta Van Fleet, Jacob Collier, …) ad ALAC (Sia) a MP3 320 (Jamie Cullum, Niccolò Fabi, Everything Everything).

Logicamente, la parte che interessa di più non è l’accessoristica, bensì il suono. Quello che preferisco io è un suono neutrale, tendente al caldo, che non esageri sugli alti e che sappia gestire i sibili. Queste M4 sono davvero sulla mia stessa linea. Fanno anche qualcosa in più, a dir la verità. La firma sonora è neutrale. Direi che è il fuoco principale – e lo si capisce anche dalla dichiarazione sul fronte, “naturally balanced”. Ciò significa che la risposta in frequenza tenderà ad essere il più piatta possibile – o comunque a dare all’orecchio questa impressione. Così è, effettivamente, ed è un grandissimo pregio: i classici bassi pompati qui non esistono, come non c’è alcuna asprezza nelle alte frequenze; anche i medi, che nelle cuffie rivolte al grande pubblico sono solitamente incassati, qui sono molto bilanciati e non sovrastano la gamma superiore o inferiore. Questo non significa che non ci sia controllo o definizione nei bassi o negli alti, anzi: c’è sempre una buonissima separazione strumentale e una sorprendente velocità nella riproduzione delle frequenze più estreme. Il sub-bass, che spesso viene coperto dal più classico basso “di mezzo”, si esprime con chiarezza – sebbene non sia il punto focale di questo modello.  Ciò che mi ha più stupito, tuttavia, è la scena immaginaria: il palcoscenico riprodotto è incredibilmente ampio, tanto da farmi rivalutare la maggior parte dei prodotti in test. Faccio un esempio: ascoltando un qualsiasi pezzo dei Beatles, sarà capitato a tutti di sentire i canali separati con un numero di strumenti e voci da un lato, e lo stesso dall’altro. Insomma, tanto da non poter ascoltare una canzone con una sola cuffia. Le M4 permettono di udire queste separazioni anche nei pezzi non così palesemente separati nei canali, cosa assolutamente non possibile con una cuffia consumer. Dirò di più: gli strumenti laterali sono spinti davvero molto a destra e a sinistra, ricreando una scena come se fossimo spettatori delle primissime file di fronte al palco. Spesso ho letto e sentito di questo effetto pensando che si esagerasse nella descrizione; non è così, ma non sono molti i modelli ad avere questa fedeltà nella riproduzione degli strumenti. L’unica volta che ho sentito un effetto simile prima d’ora è stato con le Mason V3 (2700$! Qui la recensione), ma in realtà quella era quasi ai livelli di una virtualizzazione. La scena arrivava ad essere percepita anche alle nostre spalle, cosa molto d’effetto e sicuramente pregevole in quanto a coinvolgimento, ma forse non la più indicata per la fedeltà di riproduzione. Di sicuro, ci tengo a sottolineare che la distribuzione spaziale degli strumenti in queste M4 è di alto livello e supera di certo qualsiasi altro prodotto concorrente testato finora entro i 200€. Considerato che il loro prezzo è di 50€, questo è un punto di eccellenza di queste cuffie. E lo dico con soddisfazione, perché trovare una cuffia con queste caratteristiche è difficilissimo: la stragrande maggioranza delle cuffie sul mercato ha un suono totalmente sbilanciato e non adatto alla produzione, che fa suonare tutti gli strumenti come se li avessimo davanti, e fossero tutti nello stesso punto. Come se non bastasse, quando c’è da riprodurre qualcosa in un canale o nell’altro, spesso viene fatto suonare tutto uguale ma “doppiato” a destra e a sinistra. È bello, dunque, trovare una cuffia analitica e fedele all’intento della produzione. Ma è tutto così perfetto in queste M4? No, ma quasi. La precisione nelle frequenze alte non è ai massimi livelli, rispetto agli ottimi medi – di cui non ho davvero alcunché di cui lamentarmi. Credo che avrebbero rischiato di renderle sibilanti o aspre, come è successo con le TinAudio T2 Pro – di cui uscirà prossimamente la recensione. Per cui io approvo questo tuning, di cui sono rimasto completamente soddisfatto e stupito per molti aspetti

(Immagine volutamente sovraesposta per evidenziare le doppie flange dei gommini)

Confronti

Ci tengo a dire che questo prodotto è risultato speciale. Ho amato diverse cuffie per un motivo o per un altro, ma nessuna per la neutralità prima d’ora – sebbene fosse esattamente ciò che andavo cercando. Le M4 rispecchiano esattamente il prototipo di risposta in frequenza che vorrei trovare nelle cuffie, quantomeno quelle indirizzate ai professionisti o agli amanti dell’alta fedeltà. Spesso rimango deluso dai prodotti che vengono venduti con questo pubblico di riferimento in mente, ma poi non suonano come ci si aspetterebbe. Le M4 non deludono.

 

Meze 12 Classics (80€): concetto molto simile di cuffia. In Ear dal design curato in ogni dettaglio, stessa partnership con COMPLY, cavo non removibile con microfono, dotazione quasi identica. Ma il suono è totalmente opposto. Le Meze sono calde, molto calde, certamente fanno dei bassi un punto focale. Sono V-shaped, adatte a un gran numero di persone in quanto piuttosto mainstream come tuning. Tra le due io preferisco senza dubbio le M4, per la neutralità e il bilanciamento di gran lunga superiori. Oltretutto, gli alti sono uno svantaggio anche per le Meze, dettaglio che mi sento di ricordare, ma che potete leggere approfonditamente nella loro recensione, qui. Anche per la separazione e la fedeltà degli strumenti mi sento di premiare le M4. Che costano anche circa un terzo di meno.

 

RevoNext QT2 (35€): dal design, sembrano essere studiate per il palco. Il brand sembra svedese. La firma sembra neutrale, finché non sentite le M4. Ho apprezzato molto le QT2, prima di ascoltare tanti, tanti altri modelli. Tutt’ora ne riconosco alcuni pregi: il dettaglio e il tentativo di rimanere bilanciate. Tutto questo al prezzo, per me ormai insopportabile, di avere degli alti troppo evidenti e soprattutto una resa delle voci che pare amplificata. Ogni respiro, anche minimo, sembrerà esasperato. Ma questo l’ho notato solo relativizzando, ovvero dopo aver provato numerosi prodotti diversi e aver quindi riconosciuto tante caratteristiche “nuove”. Se avete 35€ come budget massimo, affidatevi pure a loro. Sappiate che affaticano alla lunga e il cavo di serie non è il massimo, ma può essere cambiato. Perché questo confronto? Perché se avete 35€ ma non avete fretta, mettetene via altri 15 e prendete le M4. Avete certamente più garanzie, una dotazione migliore, e un suono simile ma molto più raffinato.

 

TinAudio T2 Pro (55€): una cuffia che ho detestato, ma che a molti ha invece regalato un’esperienza molto positiva. C’è del buono: confezione e costruzione a parte, comunque ad ottimi livelli, regalano un suono davvero dettagliato e la separazione strumentale è davvero precisa. Il problema, come già citato in precedenza, è l’enfasi degli alti, che rendono questa cuffia la più aspra e sibilante che io abbia mai ascoltato. Essendo io sensibile proprio a questo aspetto, non le trovo gradevoli nonostante i pregi e il bilanciamento nelle restanti frequenze. Positivo è che abbiano il cavo removibile MMCX e siano costruite ottimamente, ma non riesco in alcun modo a preferirle alle M4.

 

YinYoo V2 (40$): in sintesi, se non amate la neutralità ma volete un suono più classicamente divertente e V-shaped, queste V2 sono perfette. La dotazione è simile a quella delle M4 (mancano i tips in memory), la costruzione metallica pure. Per me, sotto ai 50€, sono le due scelte migliori rispettivamente per chi ha bisogno di bilanciamento per la produzione (M4) e per chi vuole un suono malleabile, più bassoso e adatto a molti generi e molti gusti (V2). Non chiedetemi di scegliere, perché le prenderei entrambe e userei l’una o l’altra a seconda della situazione. Di quelle che ho provato, queste V2 sono le uniche vere concorrenti delle ADVANCED M4, in rapporto al prezzo. E offrono il cavo removibile, fattore da non sottovalutare.

 

Conclusioni

Si è capito che ho apprezzato questa cuffia. L’ho apprezzata per il suono, per il design, per la costruzione, per la vestibilità (inaspettatamente) e per la dotazione. Rimpiango una cosa soltanto: il cavo saldato e non intercambiabile, che le avrebbe rese ancora più longeve in caso di danni. Quasi tutti i modelli successivi di ADVANCED hanno risolto questo fattore, segno che l’azienda è conscia dei pregi e i difetti dei suoi prodotti e lavora per migliorarsi. Ho in prova anche le Model 3, di cui arriverà una recensione nel prossimo futuro. Per il momento, per il mio gusto, queste M4 ancora non si battono. Certamente, per la cifra, le consiglio – come si suol dire - “tutta la vita”.

Pro

  • Accessori

  • Qualità costruttiva

  • Suono

  • Buon microfono

Contro

  • Cavo non intercambiabile

  • Leggermente imprecise in gamma alta

  • Manca un chin slider